Breve riflessione sul difficile problema della viabilità in montagna

Per Altre Strade, 21.11.2012 – Lo scritto allegato dal titolo “VIVERE BENE, VIVERE A LUNGO, VIVERE IL FUTURO. Breve riflessione sul difficile problema della viabilità in montagna”, a firma di Alessandra Cason, è stato pensato con l’obiettivo di richiamare l’attenzione delle persone che vivono in territori montani e in provincia di Belluno, con particolare riferimento a cadorini e ampezzani, sul futuro di questi territori.

Si constata, infatti, una generale disinformazione e un carente spirito critico e di partecipazione da parte di una rappresentanza consistente delle comunità e ci si chiede quali possano essere le ragioni, al di là della contingente, sebbene drammatica, recessione economica che tocca tutti in ogni settore.

La questione mobilità e vie di comunicazione è di sicuro un tema scottante.

Per delineare prospettive vincenti, in grado di tutelare il bene-paesaggio e di favorire la mobilità per le popolazioni che abitano la montagna e che del territorio hanno bisogno anche quale fonte di reddito, risulta indispensabile guardare a modelli di sviluppo nuovi, esempi che stanno via via imponendosi in altri territori di montagna lungo la catena alpina, non così distanti da noi.

Adesso è venuto il momento di stare uniti e difendersi da intenti esterni che, con l’apparente intenzione di sollevare il territorio, vogliono cavalcare il vuoto decisionale e le difficoltà del momento per ottenere obiettivi economici del tutto estranei, a danno irreparabile del territorio e delle popolazioni che lo abitano.

VIVERE BENE, VIVERE A LUNGO, VIVERE IL FUTURO
Breve riflessione sul difficile problema della viabilità in montagna.
In questo periodo si sono lette sulla stampa affermazioni diverse che riguardano il tema della viabilità, soprattutto in merito al progetto Alpe-Adria che prevederebbe un prolungamento dell’autostrada A27 lungo l’asta fluviale del Piave, passando dunque per Longarone, Ospitale, Perarolo per arrestarsi in Centro Cadore, in prossimità del Comune di Pieve (tutti – infatti – abbiamo ormai ben compreso che non si tratta più della storica autostrada Venezia-Monaco!).

Da un lato la Regione Veneto sembra intenzionata a perseguire con ritmo serrato il progetto, dall’altro emergono posizioni di decisa contrapposizione, che hanno fra i capofila l’Associazione Peraltrestrade, a sostegno di una viabilità più sostenibile ed economicamente opportuna.

Le ragioni della seria e convinta opposizione al progetto, sostenuta dal comitato e documentata rigorosamente da una mole consistente di dati tecnici ed economici, si può enucleare schematicamente nel modo seguente (riprendendo le informazioni divulgate nei giorni scorsi attraverso un volantino):

  • l’opera è inutile (nono fa che spostare 21 km più a nord il tappo di Longarone, senza affrontare i nodi strutturali della viabilità);
  • l’opera è dannosa (devastazione della Valle del Piave);
  • l’opera è costosissima (richiede un investimento di 1 miliardo 250 milioni di euro, con i quali si potrebbero risolvere i punti neri della viabilità e rivitalizzare la ferrovia in funzione di nuovi modelli di mobilità in sinergia con l’industria turistica);
  • l’opera è ingannevole (si basa su presupposti economici discutibili, tanto più in questa pesante fase di recessione economica).

Si ha l’impressione, ahimè, di respirare un clima di guerra fredda, dove dialogo e confronto serio sono quasi del tutto assenti.

Un dialogo che, in realtà, dovremmo volere in molti: in primo luogo noi montanari, ma anche tutti i veri appassionati dell’ambiente montano, come pure gli amministratori bellunesi, insieme a coloro che amministrano la montagna vivendo la quotidianità della pianura; un confronto puntuale e costruttivo, finalizzato ad individuare la direzione più equilibrata e salutare per il nostro futuro di popolazione che la montagna la abita.
E‘ indubbio che sia un momento importante per decidere quale potrà essere il destino del nostro amato Cadore; abbiamo di fronte un territorio per molti aspetti fragile, ma ad un tempo anche forte e sicuramente di grande attrattiva, come lo possono essere tutti i paesaggi dolomitici (che, in modo del tutto condivisibile, sono stati opportunamente inseriti all’interno dei Siti UNESCO per la straordinaria valenza geografico-paesaggistica che li caratterizza!)

Colpiscono le parole del Ministro dell’Ambiente Giorgio Clini, presente all’apertura dell’ExpoDolomiti solo pochi giorni fa; il Ministro ha infatti auspicato che politici ed amministratori si facciano interpreti delle esigenze reali degli abitanti della montagna, che ascoltino proposte e sollecitazioni, prima di prendere iniziative riguardanti interventi infrastrutturali imponenti, che contribuiscono ulteriormente ed inesorabilmente a danneggiare l’ambiente, ormai troppo compromesso da decenni di cementificazione molte volte invasiva ed improvvisata, ma impossibile da rimuovere ormai…

Certo, qualcosa si deve pur muovere, diciamo noi, che temiamo di essere „tagliati fuori“ dal mondo in una fase drammatica per assenza di posti di lavoro; o che temiamo di imbatterci in una orrenda coda quando, usciti di casa per un’emergenza, dobbiamo recarci in ospedale a Belluno o a Treviso.

Certo, qualcosa si deve pur muovere, dicono gli abitanti delle pianure che fuggono dall’afa insopportabile dei periodi estivi, anche solo per una giornata, o che vogliono fare la scappatina domenicale in montagna per godere di sole e neve sugli sci, ma che devono mettere in conto ore di fila lungo l’antica strada di Alemagna…certo, qualcosa si deve fare, non è possibile continuare così, interveniamo dunque!

Trovare risposte adeguate che rispondano contemporaneamente ad esigenze di micro-viabilità per risolvere il dannoso problema delle code e degli intasamenti, e alle esigenze della macro-viabilità del Paese Italia, o dell’economia del Nordest, inserita in un contesto di rete internazionale europeo, non è certamente cosa facile.

Per risolvere il pesante problema della micro-viabilità lungo l’Alemagna dall’uscita dell’autostrada in direzione di Longarone e del Cadore, non possiamo però non guardare con attenzione a quanto avviene concretamente nel territorio a noi confinante della Val Pusteria, in Alto Adige: lì, per risolvere in modo efficace il problema degli intasamenti e del passaggio attraverso i centri abitati, si sono realizzate puntuali circonvallazioni, non impattanti sul paesaggio. La prospettiva di una nuova strada, più larga e veloce, ma destinata a snaturare del tutto il paesaggio, non è mai stata presa in considerazione. Tutto questo, avrà pure un senso, no? Per quali ragioni non si può far tesoro di modelli come questi, in territori affini ai nostri? Perché, dunque, non si persegue la progettazione di circonvallazioni anche qui, per sbloccare i punti nodali del traffico, a partire, ad esempio, da quella di Longarone?

C’è da stabilire quali sono le giuste priorità, ed anche questo non risulta certo cosa facile. Ma bisogna stare in guardia: che la tempestività della decisioni non risulti poi a scapito della vita di un territorio. Il rischio che corriamo è proprio questo: che si ragioni solo sul breve termine, quasi impulsivamente, senza un programma di vita per il futuro, delle genti e dei luoghi. Ma chi ragiona così, ci siamo chiesti, quali interessi intende perseguire? Tiene in giusta considerazione quali e quante saranno le risorse energetiche disponibili nei decenni a venire? Si consideri, ad esempio, quanto riferisce un esperto studioso quale Luca Mercalli, intervenuto a Belluno in occasione delle giornate di „Oltre le vette“ per presentare il volume „Prepariamoci“, nel quale delinea prospettive di vita assai complesse, per non dire drammatiche, da gestire per l’umanità a causa della inevitabile, drastica riduzione delle fonti energetiche naturali, primo fra tutti il petrolio, da qui a qualche decina d’anni.
Quali riflessioni, se di riflessione si può parlare, o quali finalità di stanno ponendo le Istituzioni e le comunità di cittadini per il prossimo divenire? Si parla un linguaggio comune o si adottano lingue diverse? Si uniscono le forze per far fronte, insieme, alla realtà in cui viviamo, che ci presenta nuove problematiche, inaspettate e forse impensabili anche pochi decenni fa (imprevedibili da noi, ma estensibili all’intero territorio del Nordest, per allargarsi all’Italia ed a tutto il mondo occidentale…) oppure il più forte va imponendo la sua logica sul più debole?

La realtà di questo tempo difficile in cui viviamo, affaticato dalla pesantissima crisi economica, dal crollo di una logica produttiva che ha portato ad un modello di vita che, a detta degli studi più consolidati e onesti, non possiamo più perseguire, se vogliamo che la Terra e l’uomo proseguano un loro cammino in direzioni possibili, dovrebbe segnare in modo forte una battuta d’arresto.

Fermarsi a capire significa riflettere sui progetti più utili da attuare, che non costino montagne di denaro, pubblico o veicolato al pubblico attraverso le manovre dei project financing, che non gravino per i tempi a venire sulle tasche della popolazione, oggi, nella congiuntura economica che stiamo vivendo, tanto appesantita da oneri fiscali necessari a rimettere in sesto l’intero Paese.

Fermarsi a capire significa ragionare concretamente sulle effettive risorse energetiche che la Natura ci garantirà per il prossimo futuro, che si prospetta necessariamente diverso dal passato recente e dal presente. Stiamo attenti a non fare uso del termine SOSTENIBILITA‘ in modo superficiale ed improprio, ma chiediamoci quanto i nostri territori saranno in grado, in futuro, di sostenere l’aggressione dell’uomo, che continua ad imporsi su di essi e sembra essersi dimenticato che, per vivere bene, l’unica opzione possibile rimane quella di trovare un armonioso rapporto con la Natura, tanto più lì dove il paesaggio, spettacolare, ma anche fragile e complesso, risulta essere la chiave vincente per costruire un’economia fondata sul turismo.

Fortunatamente, in altri luoghi, in ambienti alpini simili al nostro, il dibattito sulle scelte da fare sta producendo nuovi ed interessanti indirizzi di intervento sul territorio, linee guida che riguardano, in primo luogo, la viabilità.

La progettazione dei servizi viene infatti impostata tenendo conto della complessità di fattori che caratterizzano la vita – o spesso la sola sopravvivenza – di un territorio di montagna, che è un unicum, ha specificità sue, non mutuabili dalle logiche degli ambienti di pianura.

Perché non aprirsi allora ad un confronto? Perché non seguire i suggerimenti del nostro vicino di casa, Lorenzo Dellai, presidente della Provincia di Trento che, come il Ministro Clini, è intervenuto a Longarone rinnovando l’invito a lavorare insieme per trovare risposte adeguate alle esigenze di vita delle aree montane?

Alessandra Cason (Tai di Cadore – Belluno)
10 ottobre 2012

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Eine Antwort auf Breve riflessione sul difficile problema della viabilità in montagna

  1. forum sagt:

    A dire la verità, le „puntuali circonvallazioni“ ce le saremmo immaginate un po‘ diversamente, si potevano senz’altro risparmiare almeno una decina di km di nuovo tracciato, e con i soldi finora spesi si potevano risolvere tutti gli attraversamenti di centri abitati, mentre così alcuni restano da „sistemare“ e i progetti non sono sempre adeguati alle situazioni. Poi anche da queste parti c’è chi rimpiange di non aver fatto una superstrada a 4 corsie 30 anni fa.
    Ma certamente la via intrapresa in Val Pusteria (anche su pressione degli ambientalisti, altrimenti la superstrada si sarebbe sicuramente fatta) è molto preferibile rispetto ad inventarsi un’autostrada che oltre a devastare il territorio non risolve nulla.
    HP Niederkofler