L’Espresso, 22.03.2012: Gli elettori scoprono la democrazia diretta

Fioriscono le proposte di legge di iniziativa popolare. Soprattutto contro la casta dei politici. E‘ il segnale che esiste una voglia di partecipare. E il Parlamento farebbe male a sottovalutarlo

Il popolo italiano ha deciso di indossare i panni di Licurgo, legislatore mitologico di Sparta. Magari i più non ci avranno fatto caso, ma c’è un fenomeno che esprime nel modo più eloquente lo spirito dei tempi: questa pioggia di leggi d’iniziativa popolare che si va abbattendo sul Palazzo. Per scardinare i privilegi della Casta, certo, con un tratto di penna anziché con la ghigliottina, come fecero i rivoluzionari del 1789 contro i privilegi feudali. tutto sommato è un sistema più pacifico, benché assai meno efficace. E tuttavia non è solo questo menù che bolle in pentola: di leggi popolari ce n’è per tutti i gusti, compresa la proposta di riorganizzare la filiera alimentare (un’idea della Confederazione italiana agricoltori, presentata a gennaio).

E gli emuli di Beppe Grillo? Nel dicembre 2007 lui raccolse 350 mila firme, chiedendo fra l’altro l’ineleggibilità dei condannati in primo grado. Non ne cavò un ragno dal buco, ma adesso i buchi si moltiplicano. Un comitato presieduto da Elio Veltri propone la riforma dei partiti. Ntrp (che poi significa „Non Te Regghe Più“) vuole sforbiciare gli stipendi dei parlamentari e dei grand commis di Stato: l’iniziativa è stata pubblicata sulla „Gazzetta ufficiale“ dello scorso settembre, in marzo si chiude la raccolta delle firme. I movimenti 5 stelle si concentrano sulle indennità dei consiglieri regionali, nelle Marche come in Puglia. Il comitato promotore di Aboliamole si scaglia contro le province. E via via: in questo periodo l’officina delle leggi è sempre aperta.

Sicché la legge-fai-da-te mira a soddisfare le più varie esigenze. In Campania un comitato propone una legge regionale sull’energia solare. In Puglia reclamano le quote rosa, fifty fifty a ogni elezione. In Sicilia pende un’altra proposta, accompagnata da 35 mila firme, per garantire l’acqua pubblica. Dalla Sardegna parte una legge popolare per fermare Equitalia. Dall’Abruzzo per ricostruire l’Aquila (da parte della Rete-Aq con la novità di un testo mobile, che ciascuno può modificare collegandosi a Internet. Assoutenti Liguria vuole tassare le bevande alcoliche. Legambiente si occupa delle fonti rinnovabili (con un testo di 32 mila caratteri: più che una legge, un codice). L’Anmil si dedica alle malattie professionali. Libera la benzina ha raccolto 500 mila firme, dieci volte in più del necessario. C’è perfino una proposta sulla qualità dell’architettura.

Tutto qui? Macché. Dovremmo ancora aggiungere i progetti allevati nel seno dei partiti, come quello socialista: quattro riforme per eleggere un’Assemblea costituente, sull’energia, sui Pacs, sul precariato. Quelli dei sindacati: è il caso della Uil, che punta a restituire ai dipendenti pubblici la loro dignità perduta (Brunetta 2, La vendetta). La doppia proposta sulla cittadinanza e il voto agli immigrati (110 mila firme appena depositate in Parlamento). Altre iniziative a proposito dell’economia sommersa. Ma la più dirompente è la proposta pubblicata sul foglio legale dello Stato il 14 febbraio: quorum zero ai referendum, firme elettroniche, recall e poi referendum propositivi, confermativi, obbligatori. Insomma l’uso di uno strumento di democrazia diretta (le leggi popolari) per rafforzare la democrazia diretta.

Questo diluvio di proposte riflette un moto di disperazione collettiva: voi in Parlamento state lì a girarvi i pollici, vediamo se almeno siete capaci di scrivere le leggi sotto dettatura. Ma vi si riversa inoltre una speranza, un’energia politica tutta in positivo. C’è una voglia di partecipare, una nuova passione per le sorti della polis. Sicché le Camere farebbero assai male a rispondere inarcando un sopracciglio, anche se è sempre stata questa la loro reazione: per dirne una, la legge popolare sui nidi d’infanzia, presentata nel 2008, non è mai stata esaminata. Tanto più quando l’Europa, dal prossimo mese di aprile, ha deciso di inaugurare l’Ice, la legge di iniziativa popolare europea. E allura delle due l’una: o il Parlamento italiano si rassegna a dividere con i cittadini i suoi poteri, o gli italiani divorzieranno dalle assemblee parlamentari.

Michele Ainis

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Eine Antwort auf L’Espresso, 22.03.2012: Gli elettori scoprono la democrazia diretta

  1. Tetzlaff, Paul sagt:

    Dieser Artikel ist mir im Zusammenhang mit einer Rechere über die Inhalte des Referendums in Italien zur Zusammenlegung der Communen der der Toskana aufgefallen
    „Oggetto:
    Indizione del referendum consultivo sull’istituzione del nuovo Comune del Casentino per i giorni 6
    e 7 maggio 2012, a seguito dell’intesa sottoscritta con il Ministero dell’Interno.“

    Warum ich diese Zeilen verfasse?- es ist mir nie klar geworden warum die Hintergründe eines Referendums in Italien nicht deutlich gemacht werden, um die Bevölkerung abstimmen zu lassen.