Per Altre Strade: A27 – le ragioni di chi vuole il prolungamento

Per una volta che tutti, o quasi tutti, (Europa, Governo, Regione, Provincia, comunità locali, Alto Adige) convergono uniti verso l’ipotesi ferroviaria, e dopo che sono emersi in modo chiaro i motivi per cui il prolungamento dell’A27 stava tanto a cuore a certi uffici regionali, c’è chi ancora chi non si rassegna e, contro ogni evidenza, punta prepotentemente sulla soluzione autostradale come la sola che potrà togliere il Bellunese dal suo secolare isolamento, e far fiorire turismo e commerci. Si vorrebbe far credere che al centro di questa presa di posizione siano il futuro e il benessere dei Bellunesi, e dei Cadorini, ma sarà prorio così? Nell’allegato comunicato ci permettiamo di sollevare qualche perplessità.

PER ALTRE STRADE DOLOMITI
Comitato interregionale Carnia-Cadore
13/05/2016

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A27: LE RAGIONI DI CHI VUOLE IL PROLUNGAMENTO

In merito alle motivazioni che stanno alla base della sua crociata a favore del prolungamento dell’A27, il professor Campeol non ce la racconta giusta.

«La situazione nella provincia di Belluno – ha dichiarato in un’intervista al Corriere del Veneto – vede il Pil del manifatturiero al 31%, molto al di sopra della media nazionale che è al 18%. Il problema – ha precisato – è la commercializzazione del prodotto. Trento e Bolzano hanno un asse infrastrutturale con il nordest Europa, il Brennero, l’unico dei valichi alpini che, pur di fronte alla lunga crisi mondiale, ha visto addirittura incrementare la movimentazione delle merci».

E‘ alquanto evidente che la motivazione è pretestuosa, un maldestro tentativo di indorare la pillola (o per meglio dire la supposta), in quanto è risaputo che i tempi di trasporto dal Bellunese a una qualsiasi destinazione in Italia e all’estero sono allineati a quelli da aree meno marginali e dipendono più dalla logistica che dalle infrastrutture materiali. E‘ inoltre altrettanto evidente che la crisi dei nostri distretti artigianali-industriali non dipende tanto dalla loro ubicazione (Luxottica docet), quanto da una globalizzazione selvaggia e da un modello di sviluppo energivoro e insostenibile.

E‘ molto più probabile che gli interessi in ballo passino ben alti sopra la testa delle popolazioni locali, che vedrebbero il loro territorio trasformato in un corridoio internazionale di collegamento tra l’area portuale di Venezia e il centro Europa, percorso in un senso e nell’altro da ipotetici 12 milioni di veicoli a motore necessari per giustificare l’investimento.

Se questa storia va avanti, prima o dopo ci vedremo costretti a mettere mano ai forconi (simbolici, naturalmente), per usarli non solo nei confronti di chi vuole violentare il nostro territorio, ma anche di chi ha reso impercorribile la nostra rete viaria da terzo mondo, ed esasperato chi deve servirsene, per non aver eseguito le necessarie manutenzioni, non aver raddrizzato una curva, riempito una buca, rinforzato una banchina, allargato la sede stradale dove possibile per facilitare il sorpasso e rendere più scorrevole la circolazione.

Nel frattempo lanciamo un appello: facciamo attenzione agli imbonitori, difendiamo il nostro territorio e pretendiamo quello che ci spetta, visto che non ci sono mai stati fatti sconti di alcun tipo. Rispettarci e farci rispettare potrà essere il primo passo verso un cambio di rotta tanto sociale quanto economico.

12 maggio 2016

Comitato PER ALTRE STRADE DOLOMITI

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