Colpito al quorum

da: http://giubberosse.blog.unita.it/colpito-al-quorum-1.303673

Il fatto che dopo sedici anni si raggiunga il quorum ai referendum e che gli italiani quasi all’unanimità boccino leggi volute dal centrodestra significa tre cose:

1. Berlusconi è ormai assoluta minoranza nel paese. Bocciato due volte: primo, perché ha invitato ad andarsene al mare (come fece nel ’91 Bettino Craxi) e nessuno gli ha dato retta; secondo, perché tre importanti leggi testardamente volute sono state cancellate dal voto popolare. Il risultato del voto sugella la fine del premier. Potrà durare ancora qualche mese, con un pezzo raccattato di qua e uno di là, ma ormai il destino è segnato. Insieme a Berlusconi, l’altro grande sconfitto è Umberto Bossi che, contrariamente al suo carattere e al suo fiuto politico, non ha ancora capito che l’uomo di Arcore lo sta tirando giù.

2. Il vento di cambiamento che già si era alzato alle elezioni amministrative, si rafforza ulteriormente e diventa impetuoso. C’è un Paese che sembra risvegliarsi dal torpore e dall’assuefazione e manda un messaggio forte alla politica. Dentro questa onda un ruolo particolare, in questa occasione, l’hanno giocato i giovani: ci sono stati prima, durante e dopo, sono stati una vera e propria spinta propulsiva. Hanno usato i loro strumenti (internet, blog e social network) aggirando così il vergognoso silenzio della tv e si sono inventati un altro modo di fare politica che ha poco a che fare con i vecchi riti della politica.

3. Vince il centrosinistra, vince nonostante le iniziali titubanze sulla battaglia referendaria. Vince perché alla fine ha comunque saputo mettersi in sintonia con un Paese che ha voglia di cambiare pagina. Ma ora inizia la partita più difficile: per non disperdere questa energia positiva, queste piazze piene di colori e di ragazzi, il Pd e i suoi alleati devono rinnovarsi su due fronti: il primo, aprendo porte e finestre e facendo entrare l’aria fresca che gira per l’Italia, offrendo spazi (e potere) ai tanti giovani che ci sono in ogni città, cambiando linguaggi e modo di far politica; il secondo, un programma coraggioso (possiamo dire radicale?) che sappia interpretare il bisogno di un’Italia diversa. Cominciando intanto proprio dai referendum che sono un’indicazione precisa: energie rinnovabili e green economy, rafforzamento dei servizi pubblici (non solo acqua, ma sanità, scuola, trasporti) per renderli efficienti e competitivi, una riforma della giustizia che renda i cittadini uguali di fronte alla legge e non consenta aree di impunità e soprattutto che renda la macchina funzionante e dalla parte del cittadino.
Oggi è un buon giorno. Vediamo di non dimenticarlo troppo presto.

13.06.2011

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