Caro Durnwalder, non ha esagerato?

di Alberto Faustini – Alto Adige, 25/9/2011

Caro presidente, caro Durnwalder, le devo prima di tutto chiedere scusa. L’educazione m‘ imponeva di salire a Castel Tirolo, ieri.
Ma ritengo che nei compiti di un direttore di giornale non ci sia quello di festeggiare il compleanno di un presidente della Provincia.
Avrei potuto farlo a titolo personale? Ma il titolo personale – in questa vicenda – purtroppo non esiste. Dunque ho ritenuto corretto – anche nei suoi confronti – non esserci. Siamo più liberi, almeno io e lei.
Mi piacerebbe poter dire la stessa cosa di tante altre persone che contano, che invece sono salite ad omaggiarla, in una commistione che ricorda anni lontanissimi, che non vorrei francamente rivedere.
Quando il confronto democratico lascia spazio all‘ adulazione e all‘ esasperato culto della personalità, si perde il senso della misura.

E la cosa riguarda lei non meno di quanti hanno voluto festeggiarla.
Sia chiaro: sono lieto d’incontrarla. Di pranzare con lei. Di presenziare ad appuntamenti ufficiali. Ma mischiare le cose è sbagliato: so che il frullato pubblico – privato è una specialità della casa. E so che in questa terra lei non è „solo“ un governatore o un Landeshauptmann: lei, qui, è una sorta di divinità. Spettava dunque proprio a lei il compito d’invitare l’Università (che senza di lei, non fatico a riconoscerlo, non sarebbe mai nata) a soprassedere, proponendo magari di intitolare ad un‘ altra personalità la Biblioteca.

Le deve molto, questa terra. Ma non le ha mai fatto mancare nulla, non le pare? L‘ hanno fatta sentire un re.
Per questo m’aspettavo che lei – che è insieme l’unico che poteva farlo e l‘ unico che… doveva farlo – festeggiasse a casa i suoi 70 anni, invitando tutti alla sobrietà e ricordando ai sindaci che nemmeno i vassalli omaggiavano in tal modo i Signori. Lei ha bisogno di interlocutori, non di scendiletto: ha bisogno di governare una democrazia, non di crogiolarsi in una monarchia assoluta; ha bisogno di stimoli che le permettano ancora una volta di dimostrare quello che vale, non di maggiordomi che le facciano pensare che l’onnipotente non sbagi mai, nemmeno quando pensa che l‘ A22 sia una filiale della Provincia, la Regione und dependance di Palazzo Widmann e la toponomastica un giocattolo con cui mettere in gabbia un ministro, un pezzo d’italianità e gli esperti che lei stesso ha avuto a lungo accanto.

Le auguro buon compleanno, caro presidente. Ma mi chiedo come si sarebbe comportato, in un caso analogo, Magnago e cosa avrebbero fatto i politici italiani che tanti anni fa si sono fieramente battuti per la convivenza pacifica, che è cosa divera dalla rassegnazione specifica.

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