Protocollo Trasporti/Convenzione delle Alpi: Interrogazione cons. Pettenò, Regione Veneto

CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO – NONA LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

LA REGIONE INTERVENGA AFFINCHÈ IL GOVERNO APPLICHI SENZA LIMITAZIONI IL PROTOCOLLO TRASPORTI DELLA CONVENZIONE DELLE ALPI, SCONGIURANDO NUOVE DEVASTAZIONI AMBIENTALI

Presentata il 4 febbraio 2014 dal cons. Pettenò, Gruppo consiliare della Federazione della Sinistra Veneta

Premesso che:
Il 9 novembre 2012, a coronamento di un iter durato anni, la Camera dei Deputati a larghissima maggioranza ha ratificato il Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi: con questo atto, la politica dei trasporti nelle Alpi viene radicalmente cambiata, in particolare favorendo il trasferimento del trasporto su ferrovia;
la ratifica del Protocollo Trasporti apre le porte a misure importanti per rendere le Alpi più vivibili, promuovendo nel contempo l’innovazione economica, in particolare attraverso l’intermodalità: si prevede infatti una serie di misure volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza dei trasporti al fine di trovare un equilibrio fra esigenze di mobilità e tutela dell’ambiente e della salute;
tra queste misure spicca il limite alla realizzazione di nuovi assi stradali di grande comunicazione attraverso le Alpi: l’art. 11 del Protocollo infatti prevede espressamente che “Le Parti contraenti si astengono dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino”;

visto che:
in data 7 febbraio 2013, insieme alla ratifica del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, il Governo italiano ha depositato una dichiarazione interpretativa che lascia aperta la possibilità di completare o costruire nuove infrastrutture stradali per il trasporto merci attraverso le Alpi;
in questa nota viene riportata la seguente frase: “L’Italia dichiara che, per quanto riguarda le disposizioni dell’articolo 11 del presente Protocollo, esse non pregiudicano la possibilità di realizzare progetti stradali di grande comunicazione sul territorio italiano, comprese le infrastrutture necessarie per lo sviluppo degli scambi con i Paesi situati a nord dell’arco alpino […]”;

dato che:
questa dichiarazione ha provocato il disappunto degli Stati contraenti, in quanto la posizione assunta dal nostro Paese compromette l’essenza stessa del Protocollo Trasporti, svuotandone il contenuto;
alla medesima conclusione è giunto anche il servizio legale sulla Convenzione delle Alpi: dal punto di vista del diritto internazionale, infatti, la dichiarazione aggiuntiva dell’Italia si configura come una riserva. Per tale motivo se, ai sensi dell’art. 20 comma 5 della Convenzione di Vienna sui trattati, gli Stati alpini non si oppongono a tale dichiarazione entro dodici mesi, ovvero entro il 6 febbraio 2014, il divieto di costruire nuove strade di grande comunicazione sancito dal Protocollo non sarà valido né per l’Italia né per i tratti tra Italia e Austria;
nel caso non fosse sollevata alcuna obiezione, tornerebbero di attualità i progetti “Alemagna” o “Cavallino”, cioè il prolungamento dell’autostrada A27 in direzione Dobbiaco oppure Comelico Superiore, attraverso il Cadore centrale;

considerato che:
dal novembre 2013 si sono intensificate le iniziative da parte della diplomazia austriaca e tedesca, volte a convincere Roma che non rinunciare a questa riserva significherebbe indebolire drasticamente gli obiettivi della Convenzione delle Alpi;

ritenuto che:
sia esecrabile che, proprio durante la Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi, per assecondare gli interessi delle lobbies dell’asfalto e del cemento, il nostro Paese agisca in controtendenza e si isoli rispetto alle scelte più avanzate, responsabili e qualitativamente più sostenibili degli altri partners europei aggirando gli accordi multilaterali e minando alle radici della Convenzione e con essa l’obiettivo di un futuro più rispettoso dei territori e della qualità della vita delle popolazioni alpine;

richiamato:
l’art. 4 della legge regionale 29 novembre 2013, n. 29 con il quale si è autorizzato la Giunta regionale a recedere dalla partecipazione azionaria nella Società per l’Autostrada di Alemagna S.p.A., società che, oltre a non gestire un metro d’asfalto, ha collezionato per anni perdite di esercizio non realizzando l’oggetto per cui è stata costituita, ovvero l’autostrada Venezia-Monaco;

ciò premesso il sottoscritto consigliere chiede che la Giunta regionale e il presidente Zaia intervengano urgentemente presso il Governo italiano chiedendo la piena applicazione del Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, al fine di scongiurare nuovi scempi nelle Dolomiti, scelta recentemente avvalorata anche dalla nostra Regione con il recesso dalla società Alemagna S.p.A..

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