Natura calpestata in nome della crisi

Michil Costa, Alto Adige 03.04.2012

La Natura è una schiava. Quindi può essere maltrattata, violentata, sfruttata a nostro piacimento. Possiamo estrarre i minerali nascosti nelle viscere della Terra, sprecare l’acqua, consumare i suoli. La Natura non protesta, non parla e non porterà nessuno in tribunale, ci mancherebbe. E‘ qui per servirci, per servire l’umanità. Il più forte ne tragga beneficio, non si agitino gli indios, gli aborigeni, i tibetani, i tirolesi; qualcosa guadagneranno anche loro. Non alzino troppo la voce quelli che non vogliono nuove strade, nuove centrali idroelettriche e ancora ponti, edifici, aeroporti e tunnel. E tempo di crisi, l’economia deve crescere. Tacciano gli ambientalisti, il loro è fiato sprecato: contro lo sviluppo, contro l’innovazione, contro il Pil; fosse per quei quattro esagitati, saremmo rimasti all’età della pietra.

Ma qualche testardo che non china la testa lo troviamo ancora. Siamo in Ecuador, nel 2008. Alberto Acosta, già presidente dell’assemblea costituente e ministro dell’energia, è preoccupato per il continuo sfruttamento del suolo del suo Paese. „Paradossale“ – dice – „che le potenti multinazionali che danneggiano l’ambiente non siano perseguibili penalmente e che la Natura che subisce questi danni – e noi con essa – non possa vedere tutelati i propri diritti in sede legale“. Nello stesso anno un referendum popolare impone l’inserimento dei Diritti della Terra nella costituzione dell’Ecuador. Della stesura della modifica della costituzione ecuadoriana vengono incaricati gli avvocati Mari Margil e Thomas Linzey. Acosta li accoglie nel suo ufficio pronunciando queste parole: „La Natura è una schiava“. Nel 2011 il fiume Vilcabamba vince una causa contro il governo, che aveva appunto calpestato la stessa costituzione sulla quale aveva giurato, violando i diritti della Natura. Una vera rivoluzione!

Bergamo, pochi giorni fa. Sono a pranzo assieme allo scrittore e critico musicale Davide Sapienza e Margil e Linzey, che è anche stato coprotagonista del film di Leonardo DiCaprio „The Eleventh Hour“. Ma non parliamo di cinema e nemmeno di musica. Li ho incontrati al convegno ‚I Diritti della Natura‘ organizzato da una piccola azienda di montagna che si occupa di energie rinnovabili, la Inntea, è stato il primo passo verso l’introduzione di una normativa come quella ecuadoriana anche in Italia (http://therightsofnature.org). Lo portano avanti persone straordinarie come Francesca Mancini. Giovane, minuta, lunghi capelli neri, occhi scuri, vispi, la ragazza fa tenerezza, sembra quasi un po‘ indifesa. ‚Ho studiato diritto in America, lavorato in Cina, volevo stabilirmi in Australia‘ dice -. ‚Sono procuratrice legale, ma i miei studi mancavano di anima. Quando ho saputo del progetto ho deciso di tornare in Italia. E‘ la cosa più affascinante che potesse capitarmi‘. Un gruppo di lavoro studierà le varie fasi della modifica dell’ordinamento giuridico. La Natura (non l’ambiente e nemmeno il paesaggio, termini troppo vaghi e inconsistenti) non sarà più solo una dimensione poetica, una questione soggettiva, ma diventerà persona giuridica, potrà difendersi con gli stessi diritti di un essere umano o di una società. Il riscaldamento globale, gli altissimi livelli di acidificazione degli oceani, l’estinzione di innumerevoli specie animali, l’inaridimento dei suoli sono stati consentiti fino ad oggi dalle costituzioni di Paesi civili anche se sono crimini contro l’umanità. Non deve succedere più. Nel 2010 Cormac Cullinan ha presentato la Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra all’assemblea Generale delle Nazioni Unite per farla integrare alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Il suo, quello di Acosta e il convegno di Bergamo sono i primi passi di una rivoluzione culturale. Negli Stati Uniti, chi vuole costruire nuove strade, ponti, centrali idroelettriche ed aeroporti deve fare giá oggi i conti con 25 Comuni che, nei loro regolamenti, hanno riconosciuto la Natura come persona giuridica. Come dire, almeno lì si gioca ad armi pari. Il cambiamento è possibile e potrebbe anche avvenire molto velocemente. Solo 200 anni fa la schiavitù era legale, i bambini non erano tutelati, le donne erano considerate esseri inferiori.

In ballo non c’è solo la tutela della Natura, ma anche la sopravvivenza del genere umano. Se l’umanità avrà chiari i principi cardine di bene, bellezza e verità potrà ancora farcela. Se invece continueremo a negare l’evidenza e ad ignorare il grido d’allarme che giunge sempre più forte dal nostro pianeta, allora non ci rimarrà altro da fare che usare le parole del vecchio capo sioux quando capi che l’ora era giunta al desio, e, sconsolato, disse: „It’s a great day to die“. E‘ un gran giorno per morire. L’apocalypse now però lasciamola ai film. Preferisco chiudere con: Non solo ce la faremo, ma ci evolveremo in meglio.

Michil Costa

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