Il suolo: difenderlo dal cemento diventa una priorità del Governo. O no?

Stupore ed entusiasmo. Sono state queste le reazioni di molti commentatori dopo le esternazioni del Presidente del Consiglio a margine della presentazione del disegno di legge ‚salvasuoli‘ dei ministri Catania e Ornaghi. Monti è apparso sinceramente preoccupato per i danni di quella che lui stesso ha chiamato ‚la cementificazione del Paese‘. Che finalmente se ne sia accorto un capo di Governo è sicuramente un fatto politicamente rilevante, considerando che solo un quinquennio fa l’espressione ‚consumo di suolo‘ non la usava praticamente nessuno. Lo stupore è legato a questa novità, ma anche al fatto che a proferire queste frasi sia stato il capo di un Esecutivo che nei suoi primi dieci mesi non ha mostrato alcuna sensibilità verso i temi ambientali, segnando anzi il punto più basso di attenzione (in continuità col governo precedente) verso le opportunità che le grandi sfide ambientali possono rappresentare per la ripresa economica del Paese, per le imprese del settore della green economy, come per tutte quelle imprese abituate a confrontarsi con il miglioramento delle prestazioni ambientali imposta dalle regole dei mercati internazionali. Durante il mandato di Monti abbiamo sentito molto parlare di petrolio e di carbone, di finanziamenti e defiscalizzazione delle grandi opere stradali, perfino di una legge-truffa che, con il pretesto di costruire stadi in ogni città, consente ogni genere di speculazione immobiliare su terreni agricoli. Dunque, le sue parole sono apparse in perfetta contraddizione con le prassi del suo governo. E noi tutti speriamo che questa folgorazione sia l’inizio di una conversione sincera e non il frutto di un fuggente attimo di lucidità. Sarà il tempo a dircelo. Ma intanto da oggi sui tavoli delle Commissioni parlamentari è atteso l’arrivo di un disegno di legge, che chissà se riuscirà a compiere il suo iter nel breve lasso di tempo concesso dalle scadenze di questa atipica legislatura.

Certo si tratta di un testo che denota diverse carenze e contraddizioni, forse a causa della inevitabile fretta con cui si è proceduto alla sua redazione: questo è un governo che ha poco tempo per fare troppe cose. E così se lo leggiamo con l’attenzione che è dovuta ad ogni testo legislativo, non ci troviamo esattamente quanto ci aspetteremmo. Per iniziare, manca un passaggio che fissi il fondamentale riconoscimento del suolo come ‚bene comune‘. Di più: mentre si afferma che si vuole limitarne il consumo, si precisa che il suolo tutelato è solo quello definito ‚agricolo‘ dagli strumenti urbanistici vigenti nei comuni… molti di voi a questo punto hanno già mangiato la foglia: tradotto significa che i comuni potranno continuare a pianificare i loro consumi di suolo come hanno sempre fatto, in quanto il fatto di disporre o di produrre un piano urbanistico, al momento della sua vigenza, permette di trasformare i suoli agricoli in suoli edificabili, semplicemente per il fatto di farli uscire dall’ambito di applicazione della legge. Insomma non c’è da farsi illusioni, la strada è tutta in salita e il Parlamento nella prossima manciata di settimane dovrà compiere notevoli sforzi per correggere questa come molti altri limiti presenti nel ddl, per evitare che il testo promulgato produca effetti controproducenti rispetto a quanto indicato dal titolo.
Ma questi dubbi non devono distoglierci dal fatto politicamente e culturalmente rilevante: le parole di Monti e Catania hanno sfondato un muro, non si può tornare indietro, il consumo di suolo è questione aperta e chiede azioni incisive a questo come ai futuri governi, nazionali e regionali.

Damiano Di Simine
Presidente Legambiente Lombardia
25/09/2012

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